La terza via della contrattazione collettiva di qualità

Più si guardano le storie delle aziende, dei modi che sperimentano per restare competitive, più il nodo cruciale resta legato al lavoro. Eppure, come ha scritto il giornalista Nicola Saldutti, “il mondo del lavoro viene ancora analizzato con criteri e metodi che fanno più parte del Novecento”. Di fatto, tutto ciò che riguarda il lavoro, dalla contrattazione alle relazioni industriali, è rimasto di impostazione novecentesca. Una sorta di inerzia ha imbrigliato in una rete vecchia una materia inedita e cangiante, rendendo difficile dare risposte coerenti con i nuovi bisogni dei lavoratori e delle imprese.

Nasce in questo contesto la scommessa di Cifa Italia di portare l’innovazione nel cuore della contrattazione e delle relazioni industriali, anche attraverso gli strumenti bilaterali forgiati insieme con Confsal. Basta, dunque, alla visione manichea in cui esistono solo o contratti buoni, quelli leader, o contratti cattivi, quelli pirata. La realtà del lavoro e delle sue regole non può più essere legata ai soli criteri quantitativi. Fermo restando il rispetto degli standard retributivi dei contratti storici, Cifa ha aperto una terza via, quella della contrattazione collettiva di qualità, la sola che può sostenere davvero la crescita delle imprese e, al contempo, promuovere lo sviluppo professionale e culturale delle persone, la loro domanda di tutele e di sicurezza, il loro benessere complessivo.

Dunque, qualità a tutto tondo: nel lavoro, nell’organizzazione aziendale, nella formazione professionale, nella vita personale, nella relazione tra lavoratore e datore di lavoro e tra le parti sociali, nel testo contrattuale, nel riconoscimento puntuale del merito e della competenza.

Grazie a Cifa, l’innovazione, spesso circoscritta alla sfera delle tecnologie, è entrata nella sfera del dialogo sociale. Ecco le tappe principali del percorso.

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